
TORINO - L'annuncio è uno shock, soprattutto per gli oltre venti dipendenti fin qui stipendiati dalla
famiglia Di Masi: dopo 81 anni di attività (il primo punto vendita fu inaugurato nel 1937) entro la prossima primavera
lo storico marchio d'abbigliamento Olympic chiuderà i due negozi sotto i portici di piazza San Carlo a Torino. La notizia è di questa mattina, pubblicata sull'
edizione torinese del 'Corriere della Sera',
Poco più di un mese fa
la morte dell'adorato padre Francesco, poi, dopo l'immediata eliminazione dai play off di C, l'annuncio a sorpresa:
"basta spese folli, si riparte dai giovani". Ora la
chiusura dei due storici negozi di famiglia
, come si legge su
Corriere Torino, "comunicata nei giorni scorsi personalmente da Luca Di Masi ai circa 25 dipendenti", che ora hanno nove mesi per cercare un'altra occupazione sperando nel frattempo nella comparsa di un nuovo acquirente, cosa al momento poco probabile.
Un periodo tutt'altro che semplice per il presidente dell'Alessandria, che ad ogni modo nella conferenza stampa di fine campionato ha assicurato di
non aver alcuna intenzione di vendere la società di via Bellini. A tifosi ed addetti ai lavori non resta perciò che fare affidamento sulle parole di Luca Di Masi, al quale va dato atto di aver sino ad oggi dimostrato
onestà intellettuale e coerenza. Nel mondo del calcio però, soprattutto di questi tempi, ribaltoni societari ed annunci a sorpresa sono ormai da mettere in un conto che spesso si rivela troppo salato, soprattutto per chi nel calcio investe milioni senza avere alle spalle finanziatori multimiliardari, holding di vario genere o cordate formate da facoltosi (e a volte misteriosi...) imprenditori.